I suicidi di Ferrara e Perugia, spie di un dramma infinito. In Italia, dal 2012 al 2016, sono stati 775 i casi di suicidio e 500 quelli tentati. Lo rileva l’Osservatorio “Suicidi per motivazioni economiche”, diretto da Nicola Ferrigni.
Dall’indagine – che riassume appunto i dati dell’ultimo quinquennio – emerge che la fascia d’età più esposta va dai 45 ai 54 anni, con un’incidenza pari al 34,8%. Il 24,9% riguarda invece la fascia d’età fra i 55 e i 64 anni e il 20,9% fra i 35 e i 44. Ma nel 2016 – aspetto allarmante – il 2% dei suicidi ha interessato perfino gli under 25, fascia d’età che, nel 2012, non contava alcun caso. Il Nord-Est, patria delle piccole e medie imprese, resta in testa alla classifica delle aree geografiche maggiormente colpite, con il 25,5% del totale. Il 23% sono invece i suicidi complessivamente registrati nel Sud, a fronte del 21,4% dell’Italia Centrale, del 19,2% del Nord-Ovest e del 10,7% delle Isole. Ma, nel 2016, il Sud con il 25,2% e il Centro con il 23,1%, hanno superato il Nord-Est (21,1%). I dati, sempre riferiti al quinquennio 2012-2016, parlano del Veneto come della regione con la percentuale più elevata di suicidi, pari al 17,3%. A seguire, la Campania, che conta il 12,6%. Ancora, la Lombardia con il 9,4%, la Sicilia con il 7,4%, il Lazio con il 6,5%, l’Emilia-Romagna con il 6,1%, la Toscana con il 5,3% e le Marche con il 5,2%. In coda invece la Basilicata con lo 0,3%, la Valle d’Aosta con lo 0,2% e il Molise con lo 0,1%. Nel solo 2016, però, la Campania agguanta il triste primato, con il 12,9%. Scorporando ulteriormente il dato geografico dell’intero quinquennio, si rileva un numero più elevato di suicidi per motivazioni economiche soprattutto nelle province di Padova, Napoli e Venezia. A seguire, le province di Salerno, Treviso, Milano e Roma, e ancora quelle di Torino, Ancona e Avellino.
Quasi un caso su due riguarda gli imprenditori (43,4% del totale). Tuttavia, la percentuale, guardando ai singoli anni, è in calo: si va dal 55,1% del 2012 al 34,7% del 2016. Crescono invece i disoccupati: la percentuale complessiva è del 40,4% ma si va dal 31,5% del 2012 al 43,5% del 2016.
«Sono diverse – spiega Nicola Ferrigni – le motivazioni di suicidi legati a motivi economici. Si va dall’indebitamento, alla difficoltà di pagare il mutuo, alla mancata riscossione di crediti vantati nei confronti della Pubblica Amministrazione, fino all’impossibilità di pagare gli stipendi dei lavoratori. Tutto questo però – continua Ferrigni – rivela come il problema occupazionale sia oggi un’emergenza non più rinviabile. Si tratta di un tema enorme, come dimostra il bilancio degli ultimi cinque anni che il nostro Osservatorio ha redatto. Il fenomeno, come si evidenzia, è territorialmente omogeneo e non è più limitato ai soli imprenditori, ma si è allargato drammaticamente anche a chi ha perso il lavoro e, ormai 50enne, non riesce più a trovarlo».