Inchiesta “asta la vista”: la conferenza stampa

L’INCHIESTA "ASTA LA VISTA" DELLA PROCURA DI LAMEZIA TERME

LA CONFERENZA STAMPA

Giovedì 4 luglio il sociologo Nicola Ferrigni, direttore dellOsservatorio Suicidi per Motivazioni Economiche, è intervenuto alla Conferenza Stampa, che si è svolta nella Sala Stampa della Camera dei Deputati. L’evento è stato promosso dal Comitato “Diritto e Rovescio” a seguito dell’inchiesta “Asta la Vista” avviata dalla Procura della Repubblica di Lamezia Terme lo scorso 6 aprile. 

Loperazione “Asta la Vista”, che ha visto coinvolte più di 86 persone per un centinaio di capi di imputazione, ha portato allarresto di diversi soggetti (professionisti, funzionari del tribunale, faccendieri, ecc.) facenti parte di un sistema a delinquere. L’indagine, infatti, si è incentrata su alcune anomalie relative a numerose vendite giudiziarie nell’ordine di circa 30 aste pubbliche. Queste si sono tenute nel corso dell’anno 2018 presso il Tribunale di Lamezia Terme tramite l’associazione notarile ubicata all’interno dello stesso palazzo di giustizia, nell’ambito delle quali sono state rilevate turbative finalizzate a dirottare l’esito finale verso l’obiettivo prefissato dagli indagati.

 

IL PROGRAMMA

Alla Conferenza Stampa, poi, sono intervenuti Fiorella de Septis, Presidente del Comitato promotore “Diritto e Rovescio”. Inoltre, l’on.le Giuseppe dIppolito, Deputato del Movimento 5 Stelle, Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici, l’Avv. Domenico Monteleone e il Prof. Nicola Ferrigni, Professore Associato di Sociologia e Direttore dell’Osservatorio Suicidi per motivazioni economiche della Link Campus University.

 

I CASI

La Conferenza stampa è, conseguentemente, stata arricchita da toccanti testimonianze: lIng. Pasquale Materazzo dal Tribunale di Lamezia Terme, lAvv. Anna Maria Caramia dal Tribunale di Taranto, limprenditrice Vanessa Mandara dal Tribunale di Latina, lAvv. Tiziana Teodosi dal Tribunale di Salerno.

 

 

 

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suicidi motivazioni economiche:
quadriennio 2012-2015

ANALISI COMPLESSIVA QUADRIENNIO 2012-2015

628 i suicidi per motivazioni economiche in 4 anni

Si attenua il dramma dei suicidi per cause economiche nel 2015, che con 189 casi ferma il bilancio a meno 12 episodi rispetto al 2014. Secondo gli ultimi dati diffusi dall’Osservatorio “Suicidi per motivazioni economiche”, diretto da Nicola Ferrigni, è la prima volta in 4 anni che si registra una, seppur lieve, inversione di tendenza. Dopo un 1° semestre allarmante (il peggiore dal 2012, con 121 episodi), tra luglio e dicembre i casi di suicidio sono stati 68, contro gli 86 dello stesso periodo 2014. Ma se il dato si allinea poco sotto le cifre del 2013 (73 episodi nel secondo semestre), sono ancora lontani i livelli del 2012 (25 casi tra luglio e dicembre), anno in cui è iniziata l’escalation e a partire dal quale si contano complessivamente 628 suicidi da imputare alla crisi. E a stemperare l’ottimismo nella rilevazione dell’inizio di un nuovo trend positivo intervengono anche i numeri sui tentati suicidi. Sono stati infatti ben 135 i casi registrati dall’Osservatorio tra gennaio e dicembre dello scorso anno, record negativo degli ultimi 4 anni.

«I complessivi 628 suicidi per motivazioni economiche – commenta il sociologo Ferrignitraducono uno stato di incertezza diffuso nella società contemporanea che provoca a sua volta paura, angosce esistenziali e inquietudini che diventano terreno fertile per i suicidi. Tuttavia, se è vero quello che sosteneva il premio Nobel per l’economia Kenneth Arrow, ossia che “la fiducia è l’istituzione invisibile che regge lo sviluppo economico”, fa sperare l’indice di un nuovo clima di fiducia dei consumatori rilevato il mese scorso dall’Istat, pari a 118,9 punti, il livello più alto dall’inizio delle serie storiche. Un dato, quest’ultimo, che – conclude Ferrigni – potrebbe spiegare l’andamento del numero dei suicidi, soprattutto nel 2° semestre del 2015».

Geografia: polarizzazione Nord-est/Sud. Se nel 2013 il fenomeno era caratterizzato da una certa uniformità geografica, i numeri dello scorso anno confermano i trend già osservati nel 2014, con Nord-Est (29,6% sul 25,9% del 2014) e Sud (27,5% nel 2015, quasi il doppio del 14,6% del 2012) in crescita, e una contrazione dei casi nelle aree di Nord-Ovest (19%), Centro (18,1%) e Isole (5,8%). Su scala regionale, la maglia nera va al Veneto (18,6% dei casi), seguito da Campania (12,6%, detiene anche il primato dei tentati suicidi) e Lombardia (9,4%).

In aumento imprenditori, dipendenti e pensionati. Torna a salire il numero degli imprenditori, che l’anno scorso hanno rappresentato il 46,1% dei suicidi per condizione economica (contro il 40,3% del 2014), così come è quasi triplicata la quota che fa capo ai dipendenti che si tolgono la vita (14,8% contro il 5,5% nel 2014), al terzo posto nella classifica per condizione professionale e seguiti dai pensionati (in crescita dallo 0,9% al 2,6%). Scendono invece nuovamente al secondo gradino i disoccupati (34,9%, in diminuzione sul 48,3% dell’anno precedente), che sono protagonisti tuttavia di più della metà dei tentati suicidi (211 casi su 384).

Sempre più giovani, aumenta l’incidenza tra le donne. Preoccupa l’abbassamento dell’età: rispetto al 2014, infatti, nel 2015 è aumentata dal 4% al 9,1% la quota dei suicidi commessi dai giovani tra i 25-34 (più che raddoppiati), e raggiunge la doppia cifra se si considera l’intera fascia under 35 (11,2%). Mantiene il triste primato la fascia 45-54 anni (che nel 2015 passa dal 36,3% al 28%), seguita da quella 35-44 (25,4%, trend in crescita) e 55-64 (22,2%). Si conferma la dimensione prettamente maschile del fenomeno (92,6%), ma non sfugge sul lungo periodo l’aumento dell’incidenza anche nella popolazione femminile. Nel 2015, così come nel 2014, sono state 14 le donne che si sono tolte la vita per ragioni economiche, contro i 3 casi del 2012 e i 5 del 2013. Il dato appare ancor più significativo se si valuta anche la progressione dei tentati suicidi, che passano dai 10 del 2012 ai 14 del 2013 e 2014, fino ai 32 dello scorso anno.

COMUNICATO STAMPA
RASSEGNA STAMPA

suicidi per motivazioni economiche
biennio 2012-2013

ANALISI COMPLESSIVA BIENNIO 2012-2013

sale a 238 il numero complessivo di vittime

Nell’anno 2013 sono state complessivamente 149 le persone che si sono tolte la vita per motivazioni economiche, rispetto agli 89 casi registrati nel 2012. Sale quindi a 238 il numero complessivo dei casi registrati in Italia nel biennio 2012-2013. Sono questi gli ultimi dati resi noti dall’Osservatorio “Suicidi per motivazioni economiche”, diretto da Nicola Ferrigni, che da oltre due anni studia il fenomeno e che adesso pubblica i dati complessivi di un’attività di monitoraggio avviata nel 2012.

«Dietro al tragico gesto – dichiara Ferrigni – vi è un sistema Paese che fatica a trovare soluzioni a problemi ormai divenuti insormontabili: perdita del lavoro, impossibilità di pagare l’affitto o la rata del mutuo, debiti accumulati, stipendi non percepiti, tasse, bollette da pagare. Con il solo stipendio, quando questo arriva, si riesce a stento a far fronte alle spese ordinarie come quelle per affitto e utenze domestiche»«D’altra parte – prosegue Ferrigni – le analisi delle ultime ore dell’Istat continuano a lanciare segnali preoccupanti: l’Istituto Nazionale di Statistica rileva infatti che il reddito delle famiglie italiane in valori correnti diminuisce in tutte le regioni italiane».

Il 40% dei suicidi registrati nel 2013 è avvenuto nell’ultimo quadrimestre. Dopo i mesi estivi, il numero dei suicidi per ragioni economiche è tornato a salire vertiginosamente a settembre, con 13 episodi registrati, nel mese di ottobre che conta 16 vittime, novembre con 12 casi e nell’ultimo mese dell’anno in cui le vittime sono state ben 18. Nell’ultimo quadrimestre del 2013 quindi i suicidi riconducibili a motivazioni economiche rappresentano circa il 40% del totale registrato nell’intero anno.

Un suicida su due è imprenditore, ma in un anno è raddoppiato il numero dei disoccupati suicidi. Triplicato anche quello degli “occupati”. Circa un suicida su due (45,6%) è imprenditore (68 i casi nel 2013, 49 nel 2012) ma, rispetto al 2012, raddoppia il numero delle vittime tra i disoccupati: sono 58, infatti, i suicidi tra i senza lavoro, numero che risulta più che raddoppiato rispetto al 2012 quando gli episodi registrati sono stati 28. Così come sono quasi triplicati, rispetto al 2012, coloro i quali, seppur in possesso di una occupazione, si son tolti la vita perché stretti nella morsa dei debiti a causa molto spesso di stipendi non percepiti: 7 i casi registrati nel 2012, 19 nel 2013. «Con molta probabilità, questo aumento significativo del numero dei suicidi anche tra chi possiede un lavoro, è indice – commenta il direttore dell’Osservatorio – di un Paese che non solo non riesce a dare soluzioni, ma che spegne qualsiasi speranza per il futuro».

Il fenomeno non conosce più differenze geografiche: al Sud come al Nord. Rispetto al 2012, quando il numero più elevato dei suicidi per motivi economici si registrava nelle regioni del Nord-Est (27 casi con un’incidenza percentuale pari al 30,3%) – area geografica a maggior rischio di suicidio tra gli imprenditori a causa della maggiore densità industriale – l’analisi complessiva dell’anno 2013 sottolinea come il fenomeno sia andato uniformandosi a livello territoriale interessando con la stessa forza tutte le aree geografiche. Persino nel Mezzogiorno, dove il tasso dei suicidi per crisi economica è sempre stato storicamente più basso rispetto alla media nazionale, vi è stato un allarmante aumento del numero dei suicidi: 13 i casi complessivi dell’anno 2012 a fronte dei 29 del 2013. Nel 2013 il numero più elevato di suicidi per ragioni economiche si è registrato nel Nord-Ovest, che vede triplicato il numero delle vittime che passa da 12 dell’anno 2012 a 35 nel 2013. A seguire le regioni centrali con 33 casi (22,1%) a fronte dei 23 del 2012 (25,8%) e il Nord-Est con 32 (21,5%), dato quest’ultimo in linea con quanto registrato nel 2012 quando gli episodi sono stati 27. Sono invece 19 i casi di suicidio registrati nelle Isole (14 nel 2012).

La crisi interessa strati sempre più ampi della popolazione. Nel 2013, così come nel 2012, la crisi economica, intesa come mancanza di denaro o come situazione debitoria insanabile, rappresentano la motivazione principale del tragico gesto è all’origine dei 108 suicidi (72,5%) nel 2013, a fronte dei 44 del 2012. La perdita del posto di lavoro continua a rappresentare la seconda causa di suicidio: 26 gli episodi registrati, in lieve aumento rispetto al 2012 quando i casi sono stati 25. A incidere inoltre sul tragico epilogo, i debiti verso l’erario: 13 le persone che nel 2013 si son tolte la vita a causa dell’impossibilità di saldare i propri debiti nei confronti dello Stato. «Tali dati – sottolinea Nicola Ferrigni – indicano come gli effetti della crisi economica interessino strati sempre più ampi della popolazione e quindi non più solo riconducibili alle difficoltà economiche degli imprenditori o di chi perde il posto di lavoro».

E i tentati suicidi? Quasi raddoppiato il numero rispetto al 2012. Preoccupante e significativo anche il numero dei tentati suicidi: sono infatti 86 le persone che nel 2013 hanno provato a togliersi la vita per motivazioni riconducibili alla crisi economica, tra cui 72 uomini e 14 donne, contro i 48 casi complessivi registrati nel 2012.

Picco ad ottobre: 20 i tentati rispetto agli 86 complessivamente registrati nel 2013. Oltre la metà nell’ultimo trimestre. Se nel 2012 il numero più elevato dei tentativi di suicidio si è registrato nel mese di dicembre (10 casi), nel 2013 è invece ottobre il mese che conta il numero più alto di persone, 20 nello specifico, che hanno tentato di porre fine alla propria vita per ragioni economiche. A seguire il mese di dicembre in cui gli episodi sono stati 15 e novembre in cui i casi sono stati invece 12.

Ancora una volta grido di allarme nelle regioni del Sud e nelle Isole. Anche tra i tentativi di suicidio, a destare allarme è l’incremento registrato nelle regioni meridionali: si passa infatti dai 5 casi del 2012 a ben 25 tragici tentativi di porre fine alla propria vita rilevati nel 2013. Anche nelle regioni insulari una simile considerazione: 15 casi rispetto ai 6 registrati nel 2012. L’aumento si registra anche nelle regioni del Centro Italia in cui nel 2013 si sono verificati ben 22 casi a fronte dei 13 rilevati nel 2012. A livello regionale il numero più elevato di tentativi di suicidio nel 2013 si ha nel Lazio (12). Seguono Sicilia (11), Campania ed Emilia Romagna (10), Lombardia (7), Abruzzo e Toscana (6).

SOS, cercasi lavoro: 50 i disoccupati che nel 2013 hanno tentato di togliersi la vita. Erano 20 nel 2012. Nel 2013 il numero più elevato dei tentati suicidi si registra ancora una volta tra coloro ai quali la crisi economica ha portato via il lavoro ma anche la speranza di proseguire o ricostruire altrove il proprio percorso professionale. Sono infatti 50 i tentativi di suicidio tra i disoccupati a fronte dei 20 registrati nel 2012. Seguono gli imprenditori con 16 casi (numero che peraltro resta invariato rispetto a quello del 2012) e i lavoratori dipendenti con 11 (contro i 6 dell’anno prima).

COMUNICATO STAMPA
RASSEGNA STAMPA

suicidi per motivazioni economiche
gennaio-ottobre 2013

GENNAIO-OTTOBRE 2013: AGGIORNAMENTO DATI

dall’inizio dell’anno si contano già 119 casi

Nuovo allarme suicidi per crisi economica. Dall’inizio dell’anno si contano già 119 casi. A settembre e a ottobre preoccupante escalation. A sostenerlo i risultati dello studio condotto dall’Osservatorio “Suicidi per motivazioni economiche”, diretto da Nicola Ferrigni. Il numero dei suicidi per ragioni economiche è tornato a salire vertiginosamente a settembre, con 13 episodi registrati, e nel mese di ottobre che conta addirittura 16 vittime.

«E per novembre – dichiara Ferrigni – l’allarme resta ancora molto alto. Salgono complessivamente a 208 i suicidi registrati in Italia per motivazioni economiche dall’inizio del 2012 ad oggi. Non è possibile che vi siano cittadini e imprenditori che sempre più spesso trasformano una richiesta di aiuto in soluzioni estreme, come il suicidio, perché oppressi da debiti o perché oramai privati della speranza di trovare un’occupazione».

Un suicida su due è imprenditore. Il numero più elevato dei suicidi si registra ancora una volta tra gli imprenditori: 54 nei primi dieci mesi, il 45,4% del totale dei suicidi per motivi economici registrati in Italia dall’inizio dell’anno. «Una situazione di indebitamento o di fallimento dell’azienda, i debiti verso l’erario ma anche la negazione di finanziamenti da parte degli istituti di credito – prosegue il direttore dell’Osservatorio – hanno infatti condotto a una situazione di disperazione soprattutto gli imprenditori. Si tratta di uno scenario davvero allarmante che rappresenta le drammatiche difficoltà legate alla crisi economica in cui versa il nostro Paese, e che richiede un intervento immediato da parte delle Istituzioni».

Cresce significativamente il numero dei disoccupati suicidi. Nei primi dieci mesi del 2013 sono cresciuti inoltre i casi di suicidio tra i disoccupati: si pensi che sono già 46 i suicidi tra i senza lavoro contro i 28 registrati nell’intero 2012.

La maglia nera ancora al Nord-Est con il Veneto in testa, aumento significativo nel Nord-Ovest. Anche al Sud storica inversione di tendenza: in netto aumento il numero dei suicidi per motivi economici. Il Nord-Est si conferma l’area geografica con il numero più elevato di suicidi per ragioni economiche: se nel 2012 le regioni dell’Italia Nord orientale fanno registrare 27 casi contro i 23 dell’Italia centrale, nei primi dieci mesi del 2013 le persone che hanno deciso di porre fine alla propria vita sono state 28 nel Nord-Est, a fronte dei 26 casi registrati al Centro. Cresce sensibilmente però il numero dei suicidi nell’area Nord-Ovest del Paese: sono infatti 25 gli episodi contro i 12 dell’intero 2012. «Anche al Sud – continua Nicola Ferrigni – la situazione è decisamente preoccupante. Se si considera infatti che nel Mezzogiorno il tasso dei suicidi per crisi economica è sempre stato storicamente più basso rispetto alla media nazionale, il dato sull’incremento dei suicidi per ragioni economiche nelle regioni meridionali rispetto a solo un anno fa delinea scenari allarmistici. I suicidi, infatti, risultano raddoppiati passando dai 13 casi dell’intero 2012 a ben 25 tragici episodi nei primi dieci mesi dell’anno 2013». Sono 15 i casi di suicidio registrati nelle Isole. L’analisi del dettaglio per regione, inoltre, rileva il primato del Veneto con 18 suicidi nei primi dieci mesi dell’anno. A seguire la Campania con 12 casi, Piemonte e Lazio con 11, Sicilia con 10, l’Emilia Romagna con 8, Toscana, Lombardia, Liguria e Puglia con 7.

L’età degli autori del tragico gesto: le fasce medie le più vulnerabili. Le classi di età 45-54 anni e 55-64 anni risultano le più esposte, con 38 i casi di suicidio per ciascuna delle due fasce d’età. A seguire, il numero più elevato di suicidi si rileva tra i 35-44enni con 28 episodi. «I dati – dichiara Ferrigni – sottolineano le gravi difficoltà di un segmento della popolazione, quello dai 45 ai 64 anni, che raccoglie soprattutto imprenditori e artigiani maggiormente esposti alle difficoltà e all’attuale andamento negativo del mercato. Non dimentichiamo che in questa fascia ritroviamo anche gli “esodati”, disoccupati over50 senza pensione».

Modalità prevalenti: impiccagione per i suicidi. L’analisi dei dati relativi ai primi dieci mesi del 2013 ha evidenziato come tra le modalità scelte dai suicidi prevalga l’impiccagione: sono 50 infatti gli episodi segnalati. Sono 16 invece i casi registrati tra coloro che hanno utilizzato un’arma da fuoco e 11 tra quanti sono precipitati nel vuoto. Tra le altre modalità utilizzate, la combustione e l’investimento ferroviario, l’affogamento, l’accoltellamento e l’incidente d’auto, l’avvelenamento, l’intossicazione da gas inerte, il taglio delle vene e il soffocamento.

Le motivazioni del tragico gesto. La crisi economica, intesa come mancanza di denaro o come situazione debitoria insanabile, la motivazione principale del tragico gesto e all’origine del 66,4% dei suicidi nei primi dieci mesi del 2013. Nello specifico si tratta di 79 episodi di suicidio riconducibili a tale motivazione. La perdita del posto di lavoro rappresenta la seconda causa di suicidio: 26 i casi registrati da gennaio ad ottobre di quest’anno. Numerosi inoltre coloro i quali si tolgono la vita perché non riescono a saldare i debiti verso l’erario (12 i casi registrati), mentre sono 2 i casi rilevati tra chi aveva difficoltà a riscuotere i crediti dovuti.

Tentati suicidi: in aumento rispetto al 2012. Preoccupante e significativo anche il numero dei tentati suicidi: sono infatti 59 le persone che dall’inizio del 2013 hanno provato a togliersi la vita per motivazioni riconducibili alla crisi economica, tra cui 48 uomini e 11 donne, contro i 48 casi registrati nell’intero 2012. Complessivamente dall’inizio del 2012 sale quindi a 107 il numero dei tentativi di suicidio registrati in Italia per motivazioni economiche.

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suicidi per motivazioni economiche
1° semestre 2013

1° SEMESTRE 2013: AGGIORNAMENTO DATI

nei primi 6 mesi dell’anno 76 i suicidi, picco ad aprile

Continua l’analisi dell’Osservatorio “Suicidi per motivazioni economiche”, diretto da Nicola Ferrigni, sul tragico fenomeno dei suicidi legati a difficoltà economiche. Dal 2012 a oggi salgono quindi a 165 i casi.

«Nei primi sei mesi dell’anno sono 76, dunque 165 dal 2012 ad oggi, le persone – dichiara Ferrigni – che hanno deciso di rinunciare alla propria vita perché schiacciati dal peso delle difficoltà economiche o dall’incapacità di guardare a un futuro senza lavoroUn terzo dei suicidi si è verificato nel mese di aprile con 24 casi. Nei mesi successivi – prosegue Ferrigni – probabilmente a causa dell’ennesima dose di fiducia degli italiani nei confronti del nuovo Governo e delle politiche economiche per il rilancio del Paese, il numero dei suicidi ha conosciuto una diminuzione. Purtroppo i recenti casi di cronaca e gli ultimi drammatici dati sulla disoccupazione presentano un quadro sconfortante, e i suicidi per crisi economica continuano a essere un fenomeno seriamente preoccupante per il nostro Paese».

Disoccupazione “killer”: cresce significativamente il numero dei disoccupati suicidi. «Nel primo semestre del 2013 – sostiene Ferrigni – sono cresciuti notevolmente i casi di suicidio tra i disoccupati: si pensi che sono già 29 i suicidi tra i senza lavoro nei primi sei mesi del 2013 contro i 18 registrati nello stesso periodo lo scorso anno e i complessivi 28 casi dell’intero 2012Si tratta di un quadro preoccupante – continua il direttore dell’Osservatorio – che rappresenta le drammatiche difficoltà legate alla crisi economica in cui versa il Paese. Debiti, fallimenti, licenziamenti, paura per il futuro, rassegnazione, hanno già portato al gesto estremo decine e decine di imprenditori e oggi fanno vittime in maniera sempre più evidente anche tra i disoccupati».

Nel complesso il numero dei suicidi tra gli imprenditori resta il più alto: 34 nei primi sei mesi dell’anno, 83 dall’inizio del 2012 ad oggi i titolari d’azienda che, maggiormente esposti all’andamento negativo del mercato e dell’economia, hanno scelto di rinunciare alla propria vita ritenendo insormontabili le difficoltà e le problematiche legate alla crisi.

Si abbassa l’età media delle vittime di suicidio: nel 1° semestre un suicida su quattro ha un’età compresa tra i 35 e i 44 anni. Se nel 1° semestre del 2012 le vittime di suicidio con età compresa tra 35 e 44 anni rappresentavano il 9,4% dei suicidi, nel semestre appena concluso la percentuale è salita addirittura al 23,7%. Sono infatti 18 i casi registrati nel primo semestre del 2013 contro i 6 dei primi sei mesi dello scorso anno. In altre parole, il numero delle “giovani” vittime di suicidio per crisi economica è triplicato nell’arco di un solo anno. L’incidenza più alta dei suicidi permane, ciononostante, tra i 45-54enni e i 55-64enni (31,6%).

La maglia nera al Nord-Est con il Veneto in testa, aumento significativo nel Nord-Ovest. Nel 1° semestre del 2013 il numero più alto di suicidi si registra ancora una volta nel Nord-Est con 21 casi a fronte dei 17 registrati nel primo semestre dello scorso anno. Cresce sensibilmente invece il numero dei suicidi nell’area Nord-Ovest del Paese: sono infatti 17 gli episodi contro i 7 del primo semestre del 2012. Sono 17 i casi registrati anche al Centro; a seguire il Sud con 12 e le Isole con 9.

Stabile rispetto ai primi tre mesi dell’anno il numero dei tentati suicidi. Preoccupante e significativo, ma allo stesso tempo stabile rispetto al 1° trimestre, il numero dei tentati suicidi: sono infatti 11 le persone che nel secondo trimestre del 2013 hanno provato a togliersi la vita per motivazioni economiche. Complessivamente 22 i casi nei primi sei mesi del 2013.

Tentati suicidi: primo vero campanello d’allarme al Sud. Il dato relativo ai tentati suicidi descrive uno scenario minaccioso. «Se si considera infatti – continua Nicola Ferrigni – che al Sud il tasso dei suicidi per crisi economica è sempre stato più basso rispetto alla media nazionale, desta preoccupazione il fatto che, rispetto a solo un anno fa, i tentati suicidi nelle regioni meridionali siano passati da un solo caso a ben 8 tragici tentativi di porre fine alla propria vita».

Anche nelle regioni insulari una simile considerazione: 4 casi rispetto al caso singolo registrato nel 1° semestre del 2012. L’aumento si registra anche nelle regioni del Centro Italia in cui da gennaio a giugno 2013 si sono verificati ben 5 casi.

«I dati indicano quindi – conclude il direttore Ferrigni – una storica e significativa inversione  di tendenza della mortalità per suicidio nelle regioni meridionali, sottolineando ancora una volta la tragedia umana che si sta consumando nel nostro Paese e a cui necessario prestare la massima attenzione affinché anche quei tentativi di porre fine alla propria vita non si trasformino in drammatici epiloghi».

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