«Queste ultime ore, e tutta la discussione che si è scatenata dopo che ieri sera è circolata una bozza del “contratto di governo” in corso di discussione tra Lega e Movimento 5 Stelle – ha dichiarato Ferrigni commentando la ricostruzione dei fatti proposta da Siri – se da una parte rimette in moto l’annosa questione della centralità dell’Italia nello scenario europeo, dall’altra mette chiaramente in luce come, al di là delle diverse posizioni, c’è una condivisa esigenza tra le due forze politiche in campo di riportare al centro dell’attenzione il tema della coesione sociale».
Il dibattito si è successivamente concentrato sulle modalità attraverso cui si sta procedendo alla formazione del nuovo Governo, e in particolare alla diatriba tra la centralità del cosa, rivendicata da Siri, e il problema del chi, su cui hanno invece puntato il dito Nocenzi e Padellaro. «Siamo certamente in presenza di un elemento di discontinuità rispetto al passato – ha commentato Ferrigni – cui non eravamo abituati: in passato non si è mai visto, infatti, che due forze politiche si riunissero attorno al tavolo per discutere del cosa fare partendo da posizioni politiche che, in campagna elettorale, erano diverse. Senza nulla togliere all’importanza del chi poi dovrà governare, in questa fase è importante chiarire, al Capo dello Stato ma soprattutto ai cittadini, quali sono i temi sui quali il nuovo Esecutivo intende concentrarsi e quali sono le politiche che si vogliono attuare».
L’ultima parte della trasmissione è stata infine dedicata al problema della scelta del premier e della conseguente ipotesi, circolata sui media, di una possibile staffetta tra Di Maio e Salvini. «Staffetta o non staffetta – sostiene Ferrigni – ciò di cui abbiamo bisogno è un Governo politico, perché solo un Governo politico può mettere in campo le politiche sociali e di welfare di cui questo Paese ha bisogno. C’è una tensione sociale tale, in Italia, che richiede una risposta politica. Concludo con una battuta. Andare a nuove elezioni? Certo, nessuno lo impedisce. Ma la vera domanda è: chi glielo va a dire agli italiani?».