Lunedì 18 novembre il «Giornale di Sicilia» pubblica una intervista al sociologo Nicola Ferrigni. Molteplici e diversi i temi spinosi su cui verte l’intervista del giornalista Andrea D’Orazio, e che coinvolgono l’universo giovanile quali droga, alcool, mancanza di punti di riferimento e apatia. Una serie di cause che troppo spesso porta i ragazzi di oggi a colmare il proprio vuoto interiore attraverso il ricorso alla #violenza e alla #movida selvaggia.
In quest’ultimi giorni, la Sicilia è stata infatti scenario di un weekend di follia. A Pozzallo, cittadina della provincia di Ragusa, un giovane è stato aggredito ferocemente nel bar del centro storico, quindi insultato per la propria omosessualità. La gravità dell’episodio ha richiamato l’attenzione di Cristian Calvario, presidente dell’Arcigay di Ragusa e del sindaco Roberto Ammatuna che ha auspicato al più presto la risoluzione del caso. Nelle ultime settimane, inoltre, a seguito di numerosi episodi di violenza era stato necessario l’intervento del prefetto e del questore di Agrigento, rispettivamente Dario Caputo e Rosa Maria Iraci.
Il sociologo Nicola Ferrigni parla nell’articolo di un «fenomeno sempre più diffuso nella movida notturna, dalle piccole alle grandi città. Per fare solo un esempio, nella Capitale – aggiunge – dove fra poche ore firmerò un nuovo protocollo di intesa sul tema in Questura, è ormai consuetudine darsi appuntamento fuori dai locali per picchiarsi».
Il professor Ferrigni spiega come oggi le nuove generazioni non abbiano più timore delle conseguenze delle proprie azioni. Si è allentato, infatti, «il timore nei confronti delle Istituzioni, specialmente verso la famiglia, intesa nella sua funzione sociale, come nucleo di riferimento e orientamento. Inoltre – continua Nicola Ferrigni – è aumentato l’uso di alcol e stupefacenti, che alterano inevitabilmente la percezione e la coscienza del comportamento».
Oggi «non c’è più una motivazione scatenante: mentre un tempo la rissa in strada era accesa da un’offesa, da una provocazione o dalla gelosia, adesso è fine a se stessa, è diventata una forma di passatempo che completa la serata. La cartina di tornasole di questa trasformazione della violenza è il #knockoutgame la moda di prendere a pugni in testa uno sconosciuto per strada e poi scappare per puro “divertimento”: un fenomeno che sta prendendo piede anche in Italia», conclude il sociologo Ferrigni.