Sabato 17 novembre il sociologo Nicola Ferrigni è stato ospite a «Omnibus» su La7, condotto dal giornalista Andrea Pennacchioli. Con lui in studio Giulio Gambino, direttore di The Post International, Jacopo Tondelli direttore de Gli Stati Generali, Pietro De Leo, giornalista de Il Tempo e Angela Azzaro, vicedirettore de Il Riformista.
L’intervento del professor Ferrigni, direttore di Link LAB, il Laboratorio di Ricerca Sociale della Link Campus University, si è incentrato, fra l’altro, sulla vicenda del Mose di Venezia definita come «l’ennesima riprova di quell’assenza di #programmazione e #progettazione di lungo periodo che purtroppo da troppo tempo caratterizza il nostro Paese, con una politica che si è spesso ridotta a mero consenso, calcolo, compromesso e negoziazione».
Cosa fare, dunque? Si domanda il sociologo Ferrigni. La risposta è semplice. «Bisogna avere il coraggio di prendere un foglio di carta bianco, scrivere “progettazione” e guardare al di là del termometro dei sondaggi di “pancia” e degli scenari elettorali. Soprattutto – conclude Ferrigni – è necessario uscire da una logica di mera emergenzialità e ragionare invece nel lungo periodo: le opere devono essere contestualizzate in una logica di progettualità!»