Il sociologo Nicola Ferrigni, Professore Associato della Link Campus University è stato ospite di Agorà su Rai3, condotto da Serena Bortone. Nel corso della puntata si è discusso dell’assegnazione delle Olimpiadi Invernali Milano-Cortina 2026. Insieme a lui in studio la deputata Anna Macina (Movimento Cinque Stelle), Paolo Cirino Pomicino e Andrea Ruggieri (Forza Italia).
Il sociologo Nicola Ferrigni è intervenuto sull’assegnazione delle Olimpiadi all’Italia, esprimendo da una parte soddisfazione per l’assegnazione ottenuta, ma dall’altra richiamando ad assumere atteggiamenti di cautela e di prudenza quando si parla di Grandi Eventi.
«Esprimo grande entusiasmo e festeggio da cittadino per questa “vittoria” italiana – dichiara Ferrigni – tuttavia quando si parla di Grandi Eventi non bisogna dimenticare quanto ampio sia il divario tra la percezione e la realtà. Mi spiego: la percezione è che i Grandi Eventi siano per definizione portatori di grandi ritorni economici e occupazionali. Nella realtà purtroppo, non è sempre stato così, anzi. Ricordo a tal proposito uno studio dell’Università di Oxford che ha ricostruito la spesa storica di 11 eventi olimpionici dal 1968 al 2012: i ricercatori hanno riscontrato la presenza di un aumento medio addirittura del 185% rispetto alle previsioni di spesa. O ad esempio ricordo il caso Expo2015, kermesse che ha visto spendere 2 miliardi di euro per le casse pubbliche a fronte di 700 milioni di ricavi dai biglietti di ingresso e dalle diverse sponsorizzazioni.»
Il sociologo Nicola Ferrigni è intervenuto sulla polemica riguardo la mancata adesione da parte dela sindaca di Torino Chiara Appendino alle Olimpiadi 2026, invitando a riflettere «sulla recente aggiudicazione al Comune di Torino di un grande evento molto meno costoso (78 milioni dal governo) e più lucroso: le Atp Finals di tennis che tra l’altro non durano 15 giorni, ma bensì 5 anni. Torino 2006, seppur ottimamente organizzata, ha lasciato opere inutili: basti pensare che il solo trampolino per il salto con gli sci è costato 34 milioni di euro ed oltre ad essere inutilizzato prevede un costo di manutenzione di un milione di euro l’anno per la città di Torino».