GENNAIO-SETTEMBRE 2014: AGGIORNAMENTO DATI
164 i casi in 9 mesi, raddoppiano tra i disoccupati
Nei primi 9 mesi del 2014 in Italia sono cresciuti del 59,2% i suicidi per cause economiche. E per la prima volta, da quando è stato istituito l’Osservatorio “Suicidi per motivazioni economiche”, diretto da Nicola Ferrigni, il numero maggiore di vittime si concentra tra i disoccupati e non tra gli imprenditori. L’aggiornamento dei risultati decreta una vera e propria escalation degli episodi tragici, con 164 vittime da gennaio a fine settembre 2014 (nello stesso periodo del 2013 erano 103), che portano a 402 il numero di persone che hanno deciso di togliersi la vita per motivi economici dal 2012 a oggi.
«La crisi economica è sempre più elemento disgregatore e fonte di squilibrio sociale – ha detto Ferrigni – ciò che emerge da questi dati è anche la fotografia di una società sempre più fragile e smarrita, che porta le persone a sviluppare una sorta di consapevolezza per cui non è più possibile contare su alcun aiuto reale. Si è affermato – ha aggiunto Ferrigni – un sentimento di esclusione, di separatezza e di frattura del corpo sociale, come se non ci fosse nessuno che prevenga, sorvegli o quantomeno proponga una soluzione a problemi economici considerati oramai insormontabili».
Maggio: 20 suicidi in un solo mese. Maggio è il mese con il più alto numero di suicidi: 20 sui 68 rilevati da gennaio a settembre del 2012; a seguire il mese di aprile con 13 suicidi, gennaio con 12 e marzo con 9.
L’età media. Le vittime di suicidio hanno un’età media di 52 anni. La fascia di età maggiormente interessata è quella che va dai 45 ai 54 anni con un’incidenza del 48,5%, seguita dalla fascia 55-64 anni (25%). I dati ancora una volta sottolineano le gravi difficoltà di un segmento della popolazione, quello dai 45 ai 64 anni, che raccoglie un significativo numero di imprenditori e artigiani che maggiormente soffrono la variabilità del mercato. In tale fascia ritroviamo, inoltre, i cosiddetti esodati, ovvero i lavoratori espulsi dal mercato del lavoro ma non ancora in possesso dei requisiti per accedere al trattamento pensionistico e, in generale, tutti quei disoccupati per i quali il reinserimento lavorativo si rende difficoltoso non soltanto per la carenza di programmi ed incentivi a favore delle imprese ma anche a causa della difficile congiuntura economica.
Solo nel Nord-Est il 25% dei suicidi. L’area geografica maggiormente colpita dal fenomeno è il Nord con 24 suicidi, oltre il 35% dei suicidi censiti in Italia dall’inizio dell’anno; di questi 17 registrati nel solo Nord Est, ovvero il 25% del totale. In questa triste classifica seguono il Centro con il 32,4% degli episodi di suicidio, le Isole con il 19,1% e il Sud con il 13,2%. L’analisi del dettaglio per regione, inoltre, mette in evidenza il disperato primato del Veneto con 15 suicidi dall’inizio dell’anno, vale a dire il 22,1% dei suicidi che l’Italia conta da gennaio a settembre 2012. A seguire la Campania con 9 suicidi registrati, la Sicilia con 8 vittime e la Puglia con 7. Il Nord-Est conta anche il numero più elevato di tentativi di suicidio, ben 8 sui 20 registrati dall’inizio dell’anno in tutta Italia e di cui 5 solo nel Veneto.
«La crisi, che ha investito in modo particolare la piccola e media impresa, ha trafitto dunque la culla dello sviluppo industriale – conclude Nicola Ferrigni – che ora vede non solo morire numerose aziende e stabilimenti produttivi ma anche quegli uomini incapaci di reagire di fronte ad una difficile situazione economica che minaccia la forte vocazione al lavoro, lo slancio imprenditoriale e il rapporto fiduciario stabilito con la propria azienda, tutti elementi che caratterizzano tale popolazione e che hanno costruito la ricchezza di questa regione e dell’Italia intera».
Tra gli imprenditori il numero più alto dei suicidi, tra i disoccupati il numero più alto dei tentati suicidi. Il numero degli imprenditori e degli artigiani che si sono tolti la vita dall’inizio dell’anno è molto elevato. L’analisi ha permesso di individuare 39 suicidi, circa il 57,4% dei suicidi registrati da gennaio a settembre del 2012. Le vittime sono accomunate da un senso di vergogna per essere costretti a chiudere o veder fallire i sacrifici di una vita intera, ma anche dalla pressante responsabilità nei confronti dei propri collaboratori o dipendenti il cui posto di lavoro è stato messo in discussione a causa della difficile situazione economica. Seguono i disoccupati (29,4%), mentre molto esigua è la percentuale dei suicidi segnalati tra i lavoratori dipendenti (8,8%) e tra i pensionati (4,4%). Tra i tentati suicidi si registra, invece, un numero più elevato di disoccupati, nello specifico 11; a seguire 8 imprenditori e un solo lavoratore dipendente.
Maledetta crisi. Le gravi difficoltà economiche e finanziarie appaiono la motivazione prevalente tra quanti hanno deciso di togliersi la vita; il 45,6% dei suicidi dall’inizio dell’anno è stato determinato dalla incapacità delle vittime di fronteggiare la precaria situazione economica personale, della famiglia, della propria azienda o attività commerciale. La perdita del posto di lavoro, recente o di lunga data, rappresenta la seconda motivazione che ha spinto 19 persone al suicidio (27,9%); seguono ancora la difficoltà di saldare i debiti verso l’erario (16,2%) ed infine il ritardo dei pagamenti da parte dei committenti che hanno portato le aziende in una situazione di liquidità insufficiente per poter proseguire la propria attività (10,3%). La problematica situazione economica risulta la motivazione principale anche per i tentati suicidi; sono infatti 12 le persone che dall’inizio dell’anno hanno cercato di uccidersi perché oberate dai debiti o perché non sono riuscite a risollevare le sorti della propria azienda. Sono 7 i tentativi di suicidio registrati a causa della perdita del lavoro, mentre una sola persona ha cercato invece di togliersi la vita per i debiti accumulati verso l’erario.