Negli ultimi giorni il dibattito politico e istituzionale si è concentrato sempre più sulla proposta, sostenuta dalla maggioranza di Governo, di estendere il diritto di voto ai #sedicenni. Non sarebbe una novità assoluta: nel mondo già diversi Paesi hanno deciso di abbassare l’età minima per recarsi alle urne. In Europa, ad esempio, i sedicenni e i diciassettenni austriaci, greci e maltesi possono votare alle elezioni nazionali. Fra i Paesi extraeuropei che permettono agli under 18 di esercitare il proprio diritto di voto ci sono Brasile, Argentina, Nicaragua, Indonesia, Corea del Nord e Timor Est.
Nicola Ferrigni, professore di Sociologia e direttore di Link LAB, Laboratorio di Ricerca Sociale della Link Campus University, intervistato per «Vanity Fair», spiega che «i sedicenni di oggi non sono più i sedicenni di venti anni fa». Questo anche perché «grazie ai social – continua Ferrigni – i giovani hanno un accesso privilegiato alle informazioni, s’incuriosiscono e hanno sviluppato l’abitudine di andare a fondo alle questioni che li interessano usando tutti gli strumenti di cui dispongono, sia online che offline».
«I #giovani di oggi sono più interessati ai macrotemi piuttosto che al dibattito politico su questioni squisitamente locali. Guardano all’Europa, al Pianeta, al loro vivere nel mondo e non solo in Italia. Per intercettare i loro voti, dunque, i partiti dovranno rivedere la loro offerta e puntare di più sull’ambiente ma anche sull’innovazione» – precisa il professor Ferrigni. Si pensi, a tal proposito, ai #FridaysForFuture che, soltanto in Italia, hanno portato in piazza, senza simboli di partito, circa un milione di ragazzi under 18, da Roma a Milano, a Palermo, a Napoli, a Taranto, a Catanzaro. Nel resto del mondo le manifestazioni hanno coinvolto città importanti da Berlino a Londra, a Manila, a Melbourne, a Brisbane, a Montreal. Immagini che la politica non può ignorare, così come è parso evidente dalla decisione del Ministro dell’Istruzione, il professor Lorenzo Fioramonti, che lo scorso 27 settembre ha chiesto ai Dirigenti scolastici di giustificare gli studenti. Dopo l’onda verde di sedicenni e diciassettenni che, ispirati dall’attivista Greta Thunberg, in centosessanta piazze hanno rivendicato il proprio futuro «è giusto chiedersi se dare o meno ai più giovani la possibilità di cambiare le cose con il voto», conclude il sociologo Ferrigni.